Un piccolo territorio che si estende per pochi chilometri lungo le due sponde del Tevere, equidistante sia da Perugia che dai confini toscani, delimitato dai monti che con armonici e verdi contorni impediscono, da opposti versanti, la vista del lago Trasimeno e delle città di Gubbio e di Assisi: siamo ad Umbertide, antico centro dell’Alta Valle del Tevere.
Le sue origini sono lontane, fino a perdersi in momenti importanti della storia romana con cui, l’allora piccolo borgo, ha condiviso qualche vicenda non secondaria.
Così l’antica Pitulum si trasformò in Fracta, forse perché attraversata dal torrente che finisce il suo corso nel Tevere o forse perché distrutta dalle vicende belliche durante le invasioni barbariche. Sta di fatto che Fratta, il nome consacrato dai secoli, è ancora caro e in uso fra la gente del posto per indicare Umbertide, che il 29 marzo 1863 un regio decreto stabilì che così si chiamasse.
Con i suoi 15.000 abitanti circa, numero rimasto pressoché invariato in questi anni, considerato che intorno al ’50 il capoluogo contava 3.000 abitanti contro i 10.000 attuali, Umbertide si pone come emblema dell’urbanesimo interno che ha introdotto nella cittadina i sani e robusti valori di una tradizione rurale sempre meno resistenti, come inevitabile, alle erosioni dei modelli e delle culture della società contemporanea. Da realtà essenzialmente agricola, pertanto, si è protesa anche verso attività, modeste ma solide, del secondario e del terziario in cui la tenacia e l’operosità delle sue radici hanno consentito di raggiungere livelli apprezzabili.
In questa situazione, profondamente nuova rispetto al suo antico e recente passato, nacque l’esigenza di una scuola che erogasse educazione, formazione e cultura.
L’Amministrazione Comunale della fine degli anni ’60 si fece puntuale interprete del bisogno e chiese l’istituzione di un Liceo Scientifico, previo accordo con le altre Amministrazioni comunali limitrofe, dal momento che un indirizzo del genere non esisteva nel comprensorio altotiberino.
La città di Umbertide, allora, ospitava due scuole superiori, come sezioni coordinate delle sedi centrali ubicate a Città di Castello: l’Ipsia e l’Ipc. L’Ipc ancora è in vita e gode buona salute, mentre l’Ipsia, con l’unica specializzazione di congegnatore meccanico, ha chiuso i battenti quest’anno. D’altra parte era difficile far sopravvivere un indirizzo obsoleto sia in relazione alle richieste del mercato, sia alle più attuali opzioni offerte dagli Ipsia circostanti, certo più appetibili del saper manovrare la lima. Così l’Ipsia umbertidese si è estinto per inesorabile anemia, un male che, facilmente curabile nelle persone, diventa letale, perché trascurato, nelle istituzioni.
Ma torniamo al Liceo. La richiesta dell’Amministrazione Comunale fu accolta dai competenti organi ministeriali e nell’anno scolastico 1967/68 prese l’avvio la prima classe con trenta iscritti. Nei primi due anni (1967/68 e 1968/69) il Liceo umbertidese fu sezione staccata del Liceo Scientifico “Alessi” di Perugia, mentre nei tre anni successivi del Liceo Scientifico “Casimiri” di Guldo Tadino. Dall’anno scolastico 1972/73 ebbe piena autonomia, legittimata non solo dalla necessità della presenza di un Liceo Scientifico, unico nel comprensorio, ma anche da un’utenza scolastica in aumento che ormai faceva registrare due sezioni ragionevolmente stabili.
I primi anni di autonomia furono difficili e molto impegnativi non tanto sul versante didattico che ormai aveva preso il via con discreta sicurezza, quanto su quello amministrativo. Si trattò di creare dal nulla strutture e contenuti inesistenti (segreteria, archivio, biblioteca, assunzione in carico di competenze e materiali vari, ecc.) con personale ATA che fino al giorno prima aveva svolto altre funzioni nell’Amministrazione Provinciale e che l’esperienza del nuovo lavoro doveva quotidianamente acquisirla a contatto con problematiche fino ad allora non abituali. La volontà delle persone e l’attaccamento alla istituzione fecero ben presto superare ogni difficoltà e in poco tempo il Liceo, anche su questo versante, non ebbe molto da imparare.
Mancava ancora l’intitolazione della scuola che, dopo gli adempimenti di rito, fu autorizzata e dall’anno scolastico 1981/82 il Liceo è associato al nome prestigioso del genio più versatile del nostro Rinascimento: Leonardo Da Vinci.
Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una profonda riflessione e da seri confronti fra il personale docente sull’aggiornamento della didattica e sulla predisposizione di progetti sperimentali tesi non solo a rendere la scuola più attenta alle sue problematiche specifiche, ma anche ad inserirla in modo tempestivo e responsabile all’interno delle più evidenti e preoccupanti tematiche sociali che furono e sono assunte come linee trainanti della programmazione educativa. L’ambiente, la salute, la droga sono diventati pilastri educativi trasversali ad ogni area disciplinare e ad ogni momento formativo, all’interno di un metodo di lavoro che, pur senza dirlo, punta a raggiungere le mete prefissate e i valori essenziali di una società civile.
In questo quadro si colloca anche l’introduzione di nuovi indirizzi e il potenziamento di quelli esistenti. Nell’anno scolastico 1986/87 la scuola è una delle prime unità di base del PNI (Piano Nazionale di Informatica) e l’insegnamento dell’informatica diventa un’attività didattica curriculare nell’area della matematica e della fisica. Nell’anno successivo (1987/88) viene autorizzato il corso sperimentale ad indirizzo linguistico che ha riscosso e riscuote apprezzamenti e consensi più nel comprensorio che nella città di Umbertide. Lo Stato finalmente copriva un settore, generalmente delegato al privato, assumendo in maniera diretta un servizio destinato ad erogare, tra l’altro, competenze e abilità linguistiche quanto mai indispensabili alla luce del processo dell’unificazione europea.
L’indirizzo linguistico ha offerto l’occasione di confronti più diretti con alcune realtà scolastiche europee attraverso scambi culturali e visite reciproche di scolaresche. Anche il giudizio che è maturato in seguito a questa esperienza è oggetto di riflessione: non è vero che l’erba del vicino è sempre più verde. Inconvenienti e anomalie esistono dovunque, soprattutto nel settore scolastico. La scuola italiana, in particolare la superiore, deve riformarsi, ma senza perdere le impostazioni generali valide per amore di esterofilie di moda. Il primo malanno da cui dobbiamo liberarci è quello del “ritardo” cronico che genera un’attesa sempre più sfiduciata che sfocia nella rassegnazione. Molte cose positive sono state fatte, ma quasi sempre per “via amministrativa”, grazie alla presenza di burocrati illuminati. Occorre la certezza giuridica della legge che sostituisca la precarietà dell’atto amministrativo se vogliamo intraprendere la strada della speranza e dell’entusiasmo.
L’attenzione ai lavori della Commissione Brocca è stata massima nella scuola, fino ad adottarne i programmi nel biennio sperimentale, a testimonianza di un anelito al rinnovamento che nessuno vive in modo più coinvolgente degli addetti ai lavori.
Gli ultimi consistenti traguardi che hanno impegnato e impegnano i docenti sono stati quelli della valutazione formativa, con l’eliminazione degli esami di riparazione e l’attivazione di corsi di sostegno e di recupero gratuiti e interni alla scuola, svolti dagli insegnanti curriculari. Il problema è tutt’ora oggetto di riflessione e di miglioramento.
E’ stata richiesta al Ministero l’istituzione dell’indirizzo scientifico-tecnologico, previsto dai programmi Brocca. Se l’autorizzazione, come si spera, verrà concessa, dal prossimo anno scolastico 1993/94 il Liceo attiverà anche questo indirizzo, quanto mai opportuno per le finalità che si propone.
Come si vede i suoi primi 25 anni di vita il Leonardo Da Vinci li ha impiegati bene, con l’entusiasmo e l’intraprendenza tipici dei giovani. Dai 30 alunni iniziali siamo arrivati ai 385 attuali, distribuiti in 19 classi. L’indirizzo scientifico si è ulteriormente qualificato con l’introduzione dell’informatica e della fisica anche nel biennio; il corso linguistico ha ricoperto un settore mancante nel territorio; si attende l’autorizzazione per lo scientifico-tecnologico. Da una decina di docenti iniziali siamo arrivati ai 46 attuali; dalle prime e incerte procedure “amanuensi” della segreteria, siamo passati ad un sistema completamente computerizzato e collegato in rete. Se dovessimo ragionare in termini imprenditoriali, poco pertinenti ma utili per misurare la crescita di una realtà, è ben difficile registrare nel Comune un fenomeno analogo.
Gli oltre 800 alunni che in questo periodo hanno conseguito il diploma di maturità scientifica testimoniano che qualcosa di positivo hanno ricevuto dalla scuola, se si considera che la percentuale dei laureati tra loro (48,73%) e dei diplomi di laurea (6,82%) è di gran lunga superiore alla media nazionale (30%) e a quella dell’Ateneo perugino (38,76%).
A certi traguardi non si arriva da soli. E’ doveroso, pertanto, un convinto ringraziamento a quanti hanno contribuito al loro raggiungimento: docenti, personale ATA, Organi Collegiali, famiglie e alunni. Anche gli Enti Locali, Provincia e Comune di Umbertide, hanno svolto un ruolo positivo di disponibilità e di collaborazione, nel rispetto delle competenze reciproche per dare al Liceo quel posto di polo formativo nella società civile che ad ogni istituzione scolastica compete.
Per merito di tutti questi soggetti il Liceo è cresciuto e crescerà ancora.
Roberto Sciurpa
Le sue origini sono lontane, fino a perdersi in momenti importanti della storia romana con cui, l’allora piccolo borgo, ha condiviso qualche vicenda non secondaria.
Così l’antica Pitulum si trasformò in Fracta, forse perché attraversata dal torrente che finisce il suo corso nel Tevere o forse perché distrutta dalle vicende belliche durante le invasioni barbariche. Sta di fatto che Fratta, il nome consacrato dai secoli, è ancora caro e in uso fra la gente del posto per indicare Umbertide, che il 29 marzo 1863 un regio decreto stabilì che così si chiamasse.
Con i suoi 15.000 abitanti circa, numero rimasto pressoché invariato in questi anni, considerato che intorno al ’50 il capoluogo contava 3.000 abitanti contro i 10.000 attuali, Umbertide si pone come emblema dell’urbanesimo interno che ha introdotto nella cittadina i sani e robusti valori di una tradizione rurale sempre meno resistenti, come inevitabile, alle erosioni dei modelli e delle culture della società contemporanea. Da realtà essenzialmente agricola, pertanto, si è protesa anche verso attività, modeste ma solide, del secondario e del terziario in cui la tenacia e l’operosità delle sue radici hanno consentito di raggiungere livelli apprezzabili.
In questa situazione, profondamente nuova rispetto al suo antico e recente passato, nacque l’esigenza di una scuola che erogasse educazione, formazione e cultura.
L’Amministrazione Comunale della fine degli anni ’60 si fece puntuale interprete del bisogno e chiese l’istituzione di un Liceo Scientifico, previo accordo con le altre Amministrazioni comunali limitrofe, dal momento che un indirizzo del genere non esisteva nel comprensorio altotiberino.
La città di Umbertide, allora, ospitava due scuole superiori, come sezioni coordinate delle sedi centrali ubicate a Città di Castello: l’Ipsia e l’Ipc. L’Ipc ancora è in vita e gode buona salute, mentre l’Ipsia, con l’unica specializzazione di congegnatore meccanico, ha chiuso i battenti quest’anno. D’altra parte era difficile far sopravvivere un indirizzo obsoleto sia in relazione alle richieste del mercato, sia alle più attuali opzioni offerte dagli Ipsia circostanti, certo più appetibili del saper manovrare la lima. Così l’Ipsia umbertidese si è estinto per inesorabile anemia, un male che, facilmente curabile nelle persone, diventa letale, perché trascurato, nelle istituzioni.
Ma torniamo al Liceo. La richiesta dell’Amministrazione Comunale fu accolta dai competenti organi ministeriali e nell’anno scolastico 1967/68 prese l’avvio la prima classe con trenta iscritti. Nei primi due anni (1967/68 e 1968/69) il Liceo umbertidese fu sezione staccata del Liceo Scientifico “Alessi” di Perugia, mentre nei tre anni successivi del Liceo Scientifico “Casimiri” di Guldo Tadino. Dall’anno scolastico 1972/73 ebbe piena autonomia, legittimata non solo dalla necessità della presenza di un Liceo Scientifico, unico nel comprensorio, ma anche da un’utenza scolastica in aumento che ormai faceva registrare due sezioni ragionevolmente stabili.
I primi anni di autonomia furono difficili e molto impegnativi non tanto sul versante didattico che ormai aveva preso il via con discreta sicurezza, quanto su quello amministrativo. Si trattò di creare dal nulla strutture e contenuti inesistenti (segreteria, archivio, biblioteca, assunzione in carico di competenze e materiali vari, ecc.) con personale ATA che fino al giorno prima aveva svolto altre funzioni nell’Amministrazione Provinciale e che l’esperienza del nuovo lavoro doveva quotidianamente acquisirla a contatto con problematiche fino ad allora non abituali. La volontà delle persone e l’attaccamento alla istituzione fecero ben presto superare ogni difficoltà e in poco tempo il Liceo, anche su questo versante, non ebbe molto da imparare.
Mancava ancora l’intitolazione della scuola che, dopo gli adempimenti di rito, fu autorizzata e dall’anno scolastico 1981/82 il Liceo è associato al nome prestigioso del genio più versatile del nostro Rinascimento: Leonardo Da Vinci.
Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una profonda riflessione e da seri confronti fra il personale docente sull’aggiornamento della didattica e sulla predisposizione di progetti sperimentali tesi non solo a rendere la scuola più attenta alle sue problematiche specifiche, ma anche ad inserirla in modo tempestivo e responsabile all’interno delle più evidenti e preoccupanti tematiche sociali che furono e sono assunte come linee trainanti della programmazione educativa. L’ambiente, la salute, la droga sono diventati pilastri educativi trasversali ad ogni area disciplinare e ad ogni momento formativo, all’interno di un metodo di lavoro che, pur senza dirlo, punta a raggiungere le mete prefissate e i valori essenziali di una società civile.
In questo quadro si colloca anche l’introduzione di nuovi indirizzi e il potenziamento di quelli esistenti. Nell’anno scolastico 1986/87 la scuola è una delle prime unità di base del PNI (Piano Nazionale di Informatica) e l’insegnamento dell’informatica diventa un’attività didattica curriculare nell’area della matematica e della fisica. Nell’anno successivo (1987/88) viene autorizzato il corso sperimentale ad indirizzo linguistico che ha riscosso e riscuote apprezzamenti e consensi più nel comprensorio che nella città di Umbertide. Lo Stato finalmente copriva un settore, generalmente delegato al privato, assumendo in maniera diretta un servizio destinato ad erogare, tra l’altro, competenze e abilità linguistiche quanto mai indispensabili alla luce del processo dell’unificazione europea.
L’indirizzo linguistico ha offerto l’occasione di confronti più diretti con alcune realtà scolastiche europee attraverso scambi culturali e visite reciproche di scolaresche. Anche il giudizio che è maturato in seguito a questa esperienza è oggetto di riflessione: non è vero che l’erba del vicino è sempre più verde. Inconvenienti e anomalie esistono dovunque, soprattutto nel settore scolastico. La scuola italiana, in particolare la superiore, deve riformarsi, ma senza perdere le impostazioni generali valide per amore di esterofilie di moda. Il primo malanno da cui dobbiamo liberarci è quello del “ritardo” cronico che genera un’attesa sempre più sfiduciata che sfocia nella rassegnazione. Molte cose positive sono state fatte, ma quasi sempre per “via amministrativa”, grazie alla presenza di burocrati illuminati. Occorre la certezza giuridica della legge che sostituisca la precarietà dell’atto amministrativo se vogliamo intraprendere la strada della speranza e dell’entusiasmo.
L’attenzione ai lavori della Commissione Brocca è stata massima nella scuola, fino ad adottarne i programmi nel biennio sperimentale, a testimonianza di un anelito al rinnovamento che nessuno vive in modo più coinvolgente degli addetti ai lavori.
Gli ultimi consistenti traguardi che hanno impegnato e impegnano i docenti sono stati quelli della valutazione formativa, con l’eliminazione degli esami di riparazione e l’attivazione di corsi di sostegno e di recupero gratuiti e interni alla scuola, svolti dagli insegnanti curriculari. Il problema è tutt’ora oggetto di riflessione e di miglioramento.
E’ stata richiesta al Ministero l’istituzione dell’indirizzo scientifico-tecnologico, previsto dai programmi Brocca. Se l’autorizzazione, come si spera, verrà concessa, dal prossimo anno scolastico 1993/94 il Liceo attiverà anche questo indirizzo, quanto mai opportuno per le finalità che si propone.
Come si vede i suoi primi 25 anni di vita il Leonardo Da Vinci li ha impiegati bene, con l’entusiasmo e l’intraprendenza tipici dei giovani. Dai 30 alunni iniziali siamo arrivati ai 385 attuali, distribuiti in 19 classi. L’indirizzo scientifico si è ulteriormente qualificato con l’introduzione dell’informatica e della fisica anche nel biennio; il corso linguistico ha ricoperto un settore mancante nel territorio; si attende l’autorizzazione per lo scientifico-tecnologico. Da una decina di docenti iniziali siamo arrivati ai 46 attuali; dalle prime e incerte procedure “amanuensi” della segreteria, siamo passati ad un sistema completamente computerizzato e collegato in rete. Se dovessimo ragionare in termini imprenditoriali, poco pertinenti ma utili per misurare la crescita di una realtà, è ben difficile registrare nel Comune un fenomeno analogo.
Gli oltre 800 alunni che in questo periodo hanno conseguito il diploma di maturità scientifica testimoniano che qualcosa di positivo hanno ricevuto dalla scuola, se si considera che la percentuale dei laureati tra loro (48,73%) e dei diplomi di laurea (6,82%) è di gran lunga superiore alla media nazionale (30%) e a quella dell’Ateneo perugino (38,76%).
A certi traguardi non si arriva da soli. E’ doveroso, pertanto, un convinto ringraziamento a quanti hanno contribuito al loro raggiungimento: docenti, personale ATA, Organi Collegiali, famiglie e alunni. Anche gli Enti Locali, Provincia e Comune di Umbertide, hanno svolto un ruolo positivo di disponibilità e di collaborazione, nel rispetto delle competenze reciproche per dare al Liceo quel posto di polo formativo nella società civile che ad ogni istituzione scolastica compete.
Per merito di tutti questi soggetti il Liceo è cresciuto e crescerà ancora.
Roberto Sciurpa
(Pubblicato sull'annuario del 25° della fondazione - Gennaio 1993)