Il liceo nel quarantennale

Ci eravamo lasciato all’inizio del 1993 con un trafiletto breve che parlava di scuola. In rapida sintesi venivano descritte le vicende del nostro liceo nella ricorrenza dei primi 25 anni di vita. Era nato nell’ottobre del 1967, frutto di premurosi interessamento, ripetuti incontri con gli amministratori del territorio, laborioso disbrigo di complesse procedure burocratiche e logistiche.
Da allora la giovane istituzione cominciò a correre con vivace energia, tanto che in quella occasione il corso scientifico era già affiancato dall’indirizzo linguistico e si preannunciava l’arrivo del tecnologico, che puntuale prese posto tra i banchi nel settembre 1993. Il liceo diventava così un polo scolastico superiore, in cui i giovani della vallata potevano trovare risposte esaustive alle opzioni scientifiche, linguistiche e tecnologiche: indirizzi nuovi e importanti che, senza turbare gli equilibri scolastici esistenti nelle città limitrofe, colmavano vuoti formativi vistosamente mancanti lungo tutta la valle umbra del Tevere.
Intanto procedeva in maniera spedita e meno nebulosa la politica della razionalizzazione scolastica da parte del Ministero della Pubblica Istruzione che, dopo incerte vaghezze, indicava nella dimensione comunale l’ambito privilegiato dell’aggregazione tra indirizzi diversi. Anche la scuola professionale di Umbertide, fino ad allora sezione staccata di Città di Castello, nel 2000 veniva accorpata al “Leonardo Da Vinci” che diventava “Istituto di Istruzione Superiore” a pieno titolo, ampliando il ventaglio dell’offerta formativa, già apprezzata e richiesta, nonostante la giovane età dell’istituzione educativa e le dimensioni non certo metropolitane della città che la ospitava.
La passione e la dedizione di tutti gli operatori scolastici (dai dirigenti al personale docente e non docente) fecero il resto. Occorreva qualificare i contenuti formativi con una didattica avanzata, con laboratori efficienti e dotati di strumenti aggiornati; urgeva aprirsi alle istanze territoriali vicine e lontane, dalla Regione all’Europa; bussavano alla porta con insistenza i piani dei corsi di formazione post diploma, programmati dai vari Enti e collegati a risorse economiche provvidenziali e corroboranti. Tutte occasioni da non perdere e da non lasciare solo all’attenzione degli altri. Con intelligenza ed equilibrio si è venuta costruendo una solida rete di rapporti interistituzionali, senza abdicare al compito fondamentale della scuola che non può ridursi a luccicante vetrina di capi di moda, ma deve mantenere sempre il carattere prioritario di istituzione formativa, orientata a privilegiare la didattica e ad innalzare il livello culturale dei giovani, curando con ostinata tenacia e profonda passione le tecniche del sostegno come terapia preventiva di uno svantaggio che porta l’alunno verso il pantano del recupero, sempre tardivo e , perciò, più difficile. Sostegno e recupero, infatti, sono prassi educative inversamente proporzionali tra loro: quanto più tempestiva è la prima, tanto meno sarà necessario il ricorso alla seconda. Ed il nostro liceo è stato il primo in Italia ad elaborare e percorrere simili sentieri.
Nei suoi primi quaranta anni di vita, la scuola ha lavorato bene, affinando il ruolo formativo nei confronti dell’utenza e offrendo spazi e servizi destinati a rendere confortevole l’accoglienza e la permanenza degli alunni, in maggioranza pendolari, e perciò costretti a trattenersi nell’istituto per seguire le attività didattiche pomeridiane. Sono stati quaranta anni di continua crescita anche degli organici; e questo dato colpisce in modo particolare chi ha seguito tutto il lungo percorso della comunità educante dalla gestazione, alla nascita, fino alla piena maturità. Le poche unità di alunni e di personale docente e non docente con cui si mossero i primi passi, sono diventate un laborioso formicaio, impegnato nello svolgimento puntuale dei ruoli. Persone che riempiono aule, corridoi, laboratori e uffici. E’ un viavai consolante, pieno di energie e di speranze.
Oggi che l’età mi ha collocato ai margini di tanta esplosione di vita, spero mi sia consentito sfogliare qualche ingiallita pagina di un vecchio diario, senza essere accusato di languore deamicisiano. E allora desidero affidare alla memoria dei giovani il ricordo di coloro che si adoperarono per la nascita della scuola che li ospita. Sono rimasto l’unico a rendere questa testimonianza poiché gli altri ci hanno lasciato per sempre e mi pare doveroso non perdere l’occasione per parlare di loro. In primo luogo voglio citare il sindaco del tempo, Umberto Cavalaglio, che sostenne con ostinazione il progetto nella fase iniziale e lo seguì con autorevole passione negli anni successivi. Chi scrive era allora un giovane docente, fortemente motivato, che faceva parte del ristretto numero dei fondatori del liceo; e fu proprio quel sindaco a trascinarlo nella Giunta comunale, in occasione delle elezioni amministrative del 1970, con il compito di assessore all’istruzione perché potesse seguire più da vicino la crescita e il consolidamento dell’istituzione scolastica nata da poco. Accanto a lui c’era anche un altro docente, Luigi Ramaccioni, che aveva già svolto un ruolo da protagonista nell’immediato dopoguerra, quando l’allora sindaco, Astorre Bellarosa, cercò di lanciare, senza successo, il liceo scientifico comunale.
Con gli amici tifernati, sebbene ancora non esistessero comprensori, distretti scolastici, comunità montane o altri organismi sovracomunali che dovrebbero agevolare la programmazione mirata ed equilibrata dello sviluppo territoriale, trovare un’intesa fu molto più facile di adesso.. Il rapporto con Luigi Angelini, sindaco di Città di Castello, fu corretto e proficuo e gli accordi raggiunti, come tutti i patti non scritti tra gentiluomini, sono rispettati anche ora.
In seno all’Amministrazione Provinciale, l’assessore al bilancio e al patrimonio, Luigi Bazzucchi, sollecitamente finanziò la costruzione del nuovo edificio che, con ampliamenti successivi, costituisce il complesso edilizio esistente anche oggi.
Nel celebrare con sentita partecipazione il quarantennale dell’Istituto di Istruzione Superiore della nostra città, dobbiamo ricordarci anche di loro.
Roberto Sciurpa
(Pubblicato sull'annuario del quarantennale - Maggio 2008)